Democrazia e Monarchia nel solco della tradizione?
Mai come oggi ci appare reale il detto popolare: Non vi è due senza tre ed il quattro vien da se!
Tutti sappiamo che gli antichi detti popolari spesso ci parlano di una saggezza semplice che si è evoluta ed affinata nel corso delle generazioni, e che è giunta in ultimo alla elaborazione di frasi universalmente riconosciute, tanto da divenire fonte di ritornello a rimarcare un qualche cosa di noto e quasi certo che non necessita di spiegazioni o chiarimenti ulteriori tanto vi e ormai la consolidata certezza che quelle del detto siano verità assodate e quasi indiscutibili.
“Una rondine non fa primavera”, “morto un papa se ne fa un’altro”, ed infine “non vi è due senza tre ed il quattro vien da sé” come a rimarcare che dopo una cosa ne viene un’altra, e dopo la prima ne vengono due e poi tre, ed infine quattro che ci giungono in modo così consecutivo da sembrarci l’una la prosecuzione dell’altra.
Come dar torto, oggi, 12 dicembre 2016 ai nostri detti popolari? La politica ci giunge in aiuto e si dimostra base di appoggio per rimarcare e rinvigorire la nostra consolidata tradizione.
Viva la politica vera conservatrice della nostra millenaria cultura.
La rondine, della brezza referendaria, non è servita a far sbocciare i fiori di pesco e la primavera (delle scelte del popolo) sembra ben lungi dal venire.
Morto un papa se n’è fatto un’altro e dopo il silurato Renzi è stato incoronato il renziano Gentiloni, e dopo il primo, il secondo ed il terzo presidente non uscito direttamente dalle urne, è giunto oggi il quarto Premier di nomina non rituale – ricordiamolo: l’ultimo presidente eletto direttamente è Berlusconi – .
A Monti, Letta e Renzi si aggiunge quindi anche Gentiloni, il quarto Premier extra elettivo, nominato dalla politica e giunto affinché il solco della tradizione si consolidi e tutto in Italia cambi perché niente, in realtà, cambi, come nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. La tradizione si consolida ancora una volta.
A noi italiani non resta che affidarci, come sempre, alla immutabile millenaria saggezza popolare e tutti assieme, noi popolo, possiamo finalmente e di nuovo urlare “È morto il Re, viva il Re!”, perché tutto si è rinnovato senza di noi, e continuare ad essere sudditi sempre più lontani dal palazzo del Sovrano e da chi lo ha eletto anche a nome non nostro.