Premier fino alla approvazione della legge di stabilità.
Renzi è
salito al Colle, intenzionato, secondo la stampa nazionale, alle totali dimissioni, da Presidente del Consiglio e da Segretario del Partito e, poco dopo, grazie all’opera di convincimento – sempre secondo le maggiori testate giornalistiche – del Presidente della Repubblica, ne é ridisceso per come ne era salito, rimanendo al suo posto. Da presidente del Consiglio dimissionario si era presentato a Mattarella, perché egli, in qualità di Presidente della Repubblica, prendesse una decisione sul futuro assetto della rappresentazione democratica dello Stato Italia. A dispetto della chiarissima volontà del Popolo, e delle Sue stesse parole, il Premier Renzi, è sceso dal Colle ancora in qualità di Premier. La decisione del Premier di lasciare la politica, la guida del Partito, la guida della Nazione è durata meno di due giornate, forse rimandata a data da futura.
Fondamentalmente niente è cambiato nel tragitto da e verso il Colle. Presidente del Consiglio era ed è anche adesso, con la stessa maggioranza, con le stesse forze politiche che lo sostenevano. Forze che all’atto pratico si sono dimostrate la minoranza della rappresentazione delle volontà del Popolo Italiano.
Fondamentalmente il segnale lanciato dal popolo con le elezioni del 4 dicembre non è stato raccolto dalle Istituzioni.
La motivazione addotta per tale decisione è che il Presidente del Consiglio in carica debba traghettare l’Italia all’approvazione della legge di stabilità, in modo da consentire al Paese di andare avanti nella sua vita democratica.
Nobilissima decisione quella presa dal Presidente della Repubblica. Straordinaria opera di convincimento messa in atto per far si che l’attuale Governo continui il suo cammino ancora per qualche tempo. Encomiabile decisione quella maturata dal Premier Renzi per il bene di tutti noi e per quello del Paese.
Eppure, perdonatemi, nella mia personalissima interpretazione degli eventi, io storco il naso.
Mi viene da domandarmi se, con il referendum del 4 dicembre, il popolo intendesse bocciare l’opera del Governo, silurando la Sua principale riforma e se con tale voto abbia tolto le basi di credibilità e di legittimazione al Governo Stesso. Mi domando ancora, da semplice cittadino italiano, se sia stata opportuna la decisione di rimanere in carica come Presidente del Consiglio e opportuna la decisione del Presidente della Repubblica di chiedere al Premier di rimanere al suo posto, anche solo per poco tempo.
In fondo l’approvazione della legge di stabilità, motivazione ufficiale alla base della permanenza del Premier a Palazzo Chigi, verrà, alla luce del voto del 4 dicembre, approvata da chi non ha più la maggioranza “reale” nella popolazione della Nazione. E verrà portata avanti dalle stesse persone che hanno proposto la modifica della Costituzione, e che con tale proposta hanno dimostrato tutto il loro “scollamento” dalla società civile. La legge di stabilità poggerà quindi le sue basi su interpretazioni di coloro che hanno perduto, in sintesi, la legittimazione del Popolo. Non si discute pertanto, in realtà, della permanenza del Governo nelle sue funzioni ancora per poco tempo, anche solo per pochi giorni. Non si discute solamente dell’approvazione della Legge di Stabilità affinché il corretto funzionamento dello Stato prosegua. Si tratta e si discute sulla legittimazione “morale” che quella Legge di Stabilità avrà sul paese, legittimazione, a mio avviso, decaduta il 4 dicembre.
Questo scollamento – tra la politica ed il sentimento comune -, secondo me, rischia solamente di acuire il distacco tra la società civile ed istituzioni, tra la gente comune ed organi rappresentativi e creare una frattura difficilmente comprensibile e nel tempo sanabile.
